Storia della Locride
La Locride prende il suo nome da una regione della Grecia centrale, da cui nell'VIII secolo a.C., partirono gli Achei, per approdare a Capo Zefirio, l'odierno Capo Bruzzano. Il periodo Magnogreco (dal VII sec. a.C. al II sec. d.C.) è per la Locride quello di maggiore splendore, in cui si distinguono in particolare gli insediamenti di Locri Epizephiri e Kaulonia, entrambi fondati dai coloni greci nel secolo VII a.C.
Molte sono le curiosità legate all'antica Locri, come l'istituzione del matriarcato, o il corpo di norme giuridiche varato dal celebre legislatore Zaleuco e considerato il più antico d'Europa. Tutta la zona archeologica di Locri Epizephiri racchiude notevoli testimonianze di questo glorioso passato. Locri fu prospera e operosa fin dall'alto medioevo. Venne abbandonata dopo le ripetute incursioni dei pirati saraceni e i suoi abitanti trovarono rifugio nelle colline dell'interno, dove fondarono la città di Jerax, l'attuale Gerace, oltre che altri insediamenti, come Grotteria, Gioiosa, Caulonia, Stilo, Bivongi.
A seguito dei Normanni si registrò la presenza degli Svevi, passando nel 1268 al dominio angioino e nel 1450 a quello aragonese, che portò il feudalesimo agli estremi. Nel 1505 arrivarono gli Spagnoli, fino ad arrivare al periodo austriaco, subentrato nel 1710. Nel periodo borbonico, dal 1734, di grande sofferenza e immiserimento delle fasce più deboli, i nobili ebbero grande potere. Ricordiamo la reazione contro i soprusi stroncata duramente, capeggiata da Tommaso Campanella.
Il periodo borbonico si prolungò fino all'unità d'Italia e vide un rilancio dell'economia ed il potenziamento delle miniere. Dopo i movimenti carbonari e l'ondata liberalistica, Garibaldi invase anche la Calabria che nel 1861 subì l'unità d'Italia. Iniziò così un periodo di povertà e abbandono; la piccola industria fu surclassata dai colossi del settentrione ed iniziò il fenomeno dell'emigrazione. La precarietà e la povertà crearono terreno fertile allo sviluppo della 'ndrangheta, delle massonerie occulte, della politica clientelare e corrotta che hanno tenuto sino ad oggi la maggiorparte dei Calabresi onesti e lavoratori in una morsa di sottosviluppo, soprusi e violenza.